


In Piemonte, come nel resto d’Italia, l’agroforestazione era un elemento costitutivo del paesaggio rurale della pianura fino a 60-70 anni fa, quando i cambiamenti socio-economici e la “rivoluzione verde” hanno privilegiato monocolture e coltivazioni su grandi estensioni, ostacolate dalla presenza degli alberi.
Anche negli ultimi decenni, dal confronto tra la Carta forestale 2016 (IPLA – Regione Piemonte) e l’analoga cartografia dei Piani Forestali Territoriali redatta nel 2000, la rete di filari e siepi campestri di pianura è risultata in diminuzione: nel 2016 nella pianura piemontese risultavano presenti circa 7.000 km, con una media di circa 8 metri per ettaro di superficie agricola, densità ben inferiore a quella che garantirebbe una minima funzionalità ecologica, stimata in 25 m/ha.
Per contribuire al ritorno degli alberi nelle aree ad agricoltura intensiva, con il CSR (Complemento di Sviluppo Rurale) 2023-2027, la Regione Piemonte ha deciso per la prima volta di attivare misure per l’agroforestazione.
In particolare, nell’ottica di dare priorità alle aree di pianura, povere di boschi e filari e con prevalenza di seminativi coltivati a cereali, è stata fatta la scelta di attivare soltanto l’operazione SR05.3.1 relativa ai sistemi silvoarabili, cioè la coltivazione di alberi associata alle colture agrarie, mentre non è stata prevista l’operazione SRD05.3.2 – sistemi silvopastorali.
Per informare tecnici ed aziende agricole delle opportunità, sia ambientali sia economiche, dell’agroforestazione, nel mese di ottobre 2025 il Settore Foreste della Regione Piemonte ha organizzato un webinar e una giornata divulgativa in campo.
Nel webinar, realizzato il 7 ottobre con la collaborazione di ricercatori ed esperti di IPLA (Torino), CREA Foreste Legno di Casale Monferrato, Università di Padova, Veneto Agricoltura, e seguito da un centinaio di persone, si è dato ampio spazio alle esperienze di agroforestazione con cloni di pioppo a “maggior sostenibilità ambientale” (MSA)realizzate nell’azienda di Veneto Agricoltura “Sasse Rami” a Ceregnano (Ro), come esempio di sistemi agroforestali semplici, sostenibili e ad alta produttività. L’azienda biologica Una Garlanda di Rovasenda (VC) ha invece riportato un’esperienza di agroforestazione in risaia con l’utilizzo di specie arboree ed arbustive autoctone, piantate sugli argini ma anche all’interno delle camere.
Nel corso della giornata divulgativa, svolta il 23ottobre con una trentina di partecipanti, si sono invece visitate l’azienda risicola Paolo Mosca di Crescentino (VC), che ha realizzato circa 6 km di filari di specie forestali autoctone sugli argini tra i campi, e le parcelle sperimentali dell’azienda Mezzi del CREA di Casale Monferrato.